Sino al 25/11/2015 (data di effettiva abrogazione delle disposizioni illegittime) lo Stato ha omesso di rispettare le Direttive 93/104/CE e 2000/34/CE, da una parte introducendo la normativa di trasposizione (D.Lgs. n. 66/03 e D.Lgs. n. 213/04), dall’altra “neutralizzandola” prima con espedienti interpretativi (Circolare n. 8/05 del Ministero del Lavoro) poi con norme ad hoc (art. 41, c. 13, D.L. 112/08, convertito dalla legge 133/08, e il c. 6-bis dell’art. 17 del D.Lgs. 66/03).
E’ quindi possibile chiedere il riconoscimento del giusto rimborso per le ore di lavoro “in più” e per i limitati periodi di riposo in favore dei sanitari costretti a turni massacranti che violano la direttiva 2003/88, mediante:
1) DIFFIDA al fine di interrompere i termini di prescrizione;
2) eventuale DENUNCIA D’INFRAZIONE al fine di riaprire la procedura europea;
3) AZIONE COLLETTIVA per ottenere il risarcimento del danno per inesatta e/o tardiva attuazione della direttiva comunitaria in Italia, e/o per ottenere una corretta retribuzione del lavoro svolto in eccesso.
L’azione giudiziale potrà essere di due diversi tipi:
Ø Causa civilistica contro (principalmente) lo Stato italiano e Ministeri per ottenere un indennizzo legato all’inadempimento della normativa UE;
Ø Causa del lavoro contro Azienda Ospedaliera, Regione, Ministeri e Stato italiano, per ottenere sia un indennizzo legato all’inadempimento della normativa UE sia differenze retributive, emolumenti vari e riqualificazioni del rapporto, nei confronti del datore di lavoro.
***La partecipazione all’una o all’altra causa è “ALTERNATIVA” e dipenderà dalla espressa richiesta del Medico (che magari vuole evitare un contenzioso con il datore di lavoro) ma anche dall’analisi della documentazione sottoposta ad esame e dalla valutazione di opportunità dei Legali.