03 DIC. 2014 – ROMA – La Corte d’Appello di Roma accoglie un ricorso collettivo e condanna lo Stato a pagare a ogni ricorrente 14 mila euro più gli interessi per ogni anno di scuola post-laurea.
Ennesima condanna per lo Stato nelle vertenze avviate dai medici per la mancata retribuzione negli anni di scuola post-laurea. Anche la Corte d’appello di Roma (sentenza n. 1628) ha accolto i ricorsi presentati dai medici che hanno ottenuto la specializzazione nel periodo 1994-2006, riconoscendo il diritto al risarcimento per l’intero periodo di scuola post-laurea che non fu loro adeguatamente retribuito in aperta violazione della direttiva europea 93/16.
La corte ha stabilito che il danno da risarcire va quantificato nella differenza tra il trattamento economico percepito all’epoca (incrementato dagli scatti triennali) e quello riconosciuto finalmente riconosciuto dallo stato a partire dal 2007: il Miur (ministero dell’istruzione, dell’Università e della ricerca) dovrà dunque versare a ogni singolo ricorrente la somma di 14mila euro più interessi, per ogni anno di specializzazione. Nella sentenza i giudici hanno inoltre disposto che il termine di prescrizione decorre a partire dall’emanazione dei decreti attuativi del 2007 e non dal D. Lgs. n. 368/1999. Ciò significa che il diritto a ottenere il risarcimento non sarà prescritto sino al 2017.
Il ricorso collettivo presso la corte d’appello è stato promosso da un pool nazionale di legali, guidato dagli avvocati Francesco Caronia e Giuseppe Pinelli, nel contesto di una vertenza che riguarda migliaia di medici che si sono specializzati tra specializzati dall’83 al 2006. Nel complesso della vertenza, lo stato rischia di dover sborsare alla fine una somma che supera i 4 miliardi di euro. Per questo sono stati presentati in parlamento tre disegni di legge che hanno l’obiettivo di arrivare a una transazione generale tra i medici interessati e lo stato per riconoscere i diritti acquisiti, ma abbreviando i tempi, evitando trafile giudiziarie e soprattutto limitando il danno alle casse pubbliche.
La vicenda degli ex specializzandi risale agli anni ’80, quando furono promulgate le direttive europee 75/362/CEE, 75/363/CEE e 82/76/CEE che imponevano agli Stati membri di corrispondere il giusto compenso ai camici bianchi per gli anni di specializzazione in medicina. L’obbligo è entrato in vigore a partire dal 1983, ma i medici immatricolatisi a una scuola di specialità tra gli anni 1982-1991 e 1994-2006 non si sono visti riconoscere fino al 2007 il corretto trattamento economico.